La Tristezza sarà anche un ricatto, ma non è un Tabù

elgenioalegre

“e sempre allegri bisogna stare, che il nostro piangere fa male al re…”

Se c’è qualcosa che non va, su questa faccia, la mia, lo leggi ad un chilometro di distanza.

E se lo leggi, e ti preoccupi, incominci a farmi domande su domande, a chiedermi cosa sia successo, perché stia così, se c’è qualcosa che si può fare per farmi stare meglio.

La risposta universale è No.

No, non è successo niente di particolare.

No, non so nemmeno perché stia così.

No, non puoi fare niente, nè tu nè io. Forse voglio stare in stand-by. Domani andrà meglio.

Dalle mie parti, e per le mie parti intendo la Contea della Panda, ovvero lo spazio fisico che ricopre la mia supercar, parcheggiata o in moto, ovunque lei sia; si è insinuato il Tabù della Tristezza: oggi mi sento da schifo, ma devo festeggiare come se avessi appena trovato cento euro a terra, sempre, ovunque, comunque.

Non è stata una scelta voluta ma è successo che me la sia autoimposta, col tempo.

Il mio migliore amico si lamentava perché non riusciva a reagire agli scazzi familiari?

Ma che sarà mai, almeno hai dei genitori.

Non riesci a studiare?

Eh, pensa a me che sono fuoricorso da mille anni.

Naso chiuso, raffreddore?

Perché ti lamenti se non sei nemmeno allergico? Il raffreddore passa, l’allergia no.

Diciamo che è una politica non solo controproducente, ma anche un bel po’ fessa.

Studi scientifici dimostrano che minimizzare i piccoli-o grandi-dolori da niente che provano gli altri in nome di un’allegria forzata non porta al risultato ottenuto, anzi. Va a finire che nessuno ti racconti più niente perché tu stai lì col tuo dito puntato a far sentire gli altri dei lagnoni.

La vera rivoluzione è che lagnarsi per una sera è cosa buona e giusta. Per due sere è dovuto. Per tre, allora, fammi puntare tutte le dita da maestrina del cazzo perché mi stanno sanguinando le orecchie a furia di sentirti.

E rimanere a casa, per far soffriggere a fuoco lento quella sensazione di torpore che ti ricopre tristemente i pensieri, va bene. Io ora lo vedo come un atto d’amore per se stessi, proprio come truccarsi, lavarsi i capelli, comprare un paio di stivali col tacco che ti fanno sentire figa.

“Stasera non esco, non insistete, voglio far rosolare il pensiero che a quasi 29 anni vivo ancora con i miei; poi me lo magno, stanotte digerisco e domani mattina mi sentirò meglio”.

Anche se ciò non cambia materialmente la condizione che mi rende afflitta, con i miei ci vivo ancora e non so fino a quando (ma era per dire).

Quando vidi Inside Out mi commossi tantissimo, perché, finalmente, Tristezza veniva vista con la sua veste migliore. Sembra una di quelle frasi zen da due soldi, ma a me serve una settimana di pioggia (o anche meno, forse…) per capire quanto sia meraviglioso uscire di casa con i miei cani al tramonto.

Ma io non faccio testo, spero che a voi serva di meno, onestamente.

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A questo giro ho lo smartofono rotto e non posso provare subito che questo Qrcode funzioni, quindi dato che ho fatto una mirabolante playlist anche oggi, metto anche il link qui sotto:

 

 

 

4 pensieri riguardo “La Tristezza sarà anche un ricatto, ma non è un Tabù

  1. Ciao, è la prima volta che commento ma stavolta dovevo proprio. punto primo perché la canzone che hai postato è la mia ossessione musicale ultimamente e poi perché si hai ragione, la tristezza merita il suo spazio, e non è un angolino nascosto.

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    1. che bello… è un vero onore essere il tuo primo commento 😀
      si, tutte le volte che ho preso sotto braccio la mia tristezza e ci siamo fatte compagnia sono stati momenti che, col senno di poi, rivedo sempre con una certa tenerezza… essere intimi con la parte più profonda di noi stessi richiede anche questo…ma ne vale la pena 😉
      Grazie mille :*

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  2. Ormai la tristezza non si può esprimere. tutti devono stare sorridenti su instagram o su facebook, mostrare la loro vita felice e spiattellarla in tutti i social possibili. La tristezza la tengono nascosta dietro sorrisi gelati da una maschera che portano ogni giorno, anche quando si vedono baciare la loro morosa, oppure portare in giro in bimbi, o quando vorrebbero dire che ne hanno abbastanza di quella vita falsa ma ormai sono troppo dentro il loro personaggio perfetto e non ne possono più uscire.

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