Il mio regno per un tarallo

L’estate scorsa un ragazzo, durante una festa, verso le due di notte (l’orario e il luogo in realtà sarebbero irrilevanti se non per dare più carisma e sintomatico mistero all’intera faccenda), nonostante l’aurea di scetticismo che mi circondava, mi ha preso la mano e me l’ha letta. Beh, le linee contorte del mio palmo hanno detto che mi sposerò tra i 35 e i 40 anni e che farò il lavoro che ho sempre sognato.

Ottimo, direi. In pratica mi ha detto proprio quello che avrei voluto sentirmi dire: sull’età da matrimonio proprio nulla da eccepire, è quella, più o meno, ma stare qui a dirvi qual è il lavoro che ho sempre sognato, poi…non è così facile, dato che non lo so, ancora, a 26 anni.

Non me ne faccio un cruccio così grande nè mi vesto di vittimismo; semplicemente, forse, lo sapevo, ma mi sono distratta.

Al campionato mondiale di distrazione, se solo mi accorgessi di comedovequando  si terrebbe, potrei vincere il secondo premio, il primo no, perché mi distrarrei anche nello stare distratta.

Ho lasciato andare parecchie faccende delicate ed importanti, preda del Demone della Distrazione (si, è una palese copia del Demone dell’Inadempienza, mio altro fedelissimo compagno di vita); ma mi sono, allo stesso modo, difesa dalle insidie quotidiane: sono capace di rimanere da sola per giorni, per esempio, perché la Distrazione è una compagnia talmente invadente che non mi fa annoiare neppure. A volte è l’unica compagnia, dato che per distrazione non mi accorgo che magari a quel ragazzo un po’ troppo timido o forse impaurito dai miei modi da camionista interessavo, o quando mi sfugge completamente dalla testa l’impegno della serata, ricordandomene tardi, quando ormai sono stanca di prepararmi .

Non ho paura di rimanere da sola, o forse ho troppa paura di non rimanere da sola, il risultato non cambia.

Non sono un’asociale, nè ho qualche problema con la sessualità, o, almeno, non mi sembra.

Mi dà leggermente fastidio il contatto umano, ma nei limiti, ben lontani dalla psicopatia.

È che, forse, ho ancora priorità sballate.

E uno scarso senso della realtà, of course.

Pensate che una volta ho preso una busta di taralli come un pegno d’amore.

Erano proprio i miei preferiti e credevo che la cosa fosse una qualche coincidenza astrale dei miei stivali (certo…e tutto ciò non è successo quando ero un’adolescente, ma solo qualche anno fa).

Dal giorno della delusione, poi, persino il mio amore per i taralli è andato momentaneamente scemando. Molto momentaneamente, dato che mi sono ripresa in fretta, prestando fede alla mia mansione di sommelier non autorizzato di taralli: alla vista, al tatto, all’olfatto, oltre che al gusto, saprei distinguere e recensire qualsiasi forma e tipo di biscotto salato dalla forma circolare.

Di stì tempi…hai visto mai.

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